La rinascita di un gioco che appassiona grandi e piccoli
Il grande ritorno del puzzle
che tiene sveglia la mente
CLEMENTE MAZZETTA
Se si cerca un sinonimo di puzzle, si trova: faccenda difficile, questione complessa o rebus, rompicapo, enigma, problema, busillis. Parola "passepartout", utilizzata nelle redazioni per titolare gli articoli complicati e un po’misteriosi che collegano i fatti come tessere di un mosaico di una vicenda ben più ampia che si delinea a poco a poco, deve la sua origine a un gioco irresistibile che ha visto in quest’anno di lockdown una vera rinascita. Con un boom di vendite, passando dal tremillesimo posto al secondo posto su Amazon (e il primo è la... colla per i puzzle, perché una volta terminati i "disegni" quasi sempre finiscono appesi come quadri alle pareti di casa). "Nel 2020 abbiamo venduto oltre 28 milioni di puzzle in tutto il mondo", conferma Mathias Vassali, responsabile vendite della Ratzenberger, la ditta tedesca leader in Europa nella produzione di questo gioco.
"In Svizzera le richieste sono aumentate a tal punto che abbiamo dovuto interrompere la vendita, perché il nostro magazzino era vuoto", aggiunge Vassali, che ricorda come la scatola che va per la maggiore è quella di mille tessere. Non ci sono però dati ticinesi. Ma il puzzle variopinto del lungolago di Ascona (mille pezzi) e di Lugano si può ancora acquistare su Amazon per 43 dollari. Quello di Lavertezzo, Val Verzasca, invece non è più disponibile.
L’invenzione viene fatta risalire al 1760, al cartografo londinese Jhon Spilbury che incollò su legno una cartina geografica dell’epoca ritagliando con un seghetto i confini delle varie nazioni. I ragazzi dovevano rimetterli assieme, imparando così la geografia. Intuita la possibilità di fare affari, Spilbury creò puzzle su vari temi: il mondo, l’Europa, l’Asia, l’Africa, l’America, l’Inghilterra e il Galles, l’Irlanda e la Scozia. Superato l’ostacolo del costo - i primi puzzle erano fatti in legno pregiato, sagomati da artigiani pezzo per pezzo - e dei soggetti geografici, fu subito successo.
Il gioco nato a fini pedagogici si è poi evoluto. Ad inventare i puzzle simile a quelli odierni negli Anni ‘30 furono due giovani disoccupati, Frank Ware e John Henriques, che tagliarono un puzzle facendo dei bordi irregolari in modo che fosse più difficile completarlo. Sostituito poi il legno con cartone, che offre maggiori qualità di stampa, divenne un gioco diffusissimo.
Un passatempo declinato in tutti i modi, anche tridimensionali, utilizzato per fare promozione turistica visto che quelli che van per la maggiore sono paesaggi montani, castelli, ma anche spiagge, laghi, oltre agli animali e a scenari cittadini. Il puzzle può essere personalizzato (basta inviare una foto per San Valentino) ma anche utilizzato a fini benefici, come ha fatto l’Associazione Alessia (Vernate) che si occupa del trasporto dei bambini nei centri specializzati oltre San Gottardo fornendo sostegno alle famiglie costrette a trascorrere lunghi periodi lontani da casa per assistere i propri figli. L’idea è stata di gruppo di mamme che sta realizzando un puzzle di 40.320 pezzi - in fase di ultimazione - dopo aver messo in vendita simbolicamente le tessere a 1 franco: una volta terminato sarà appeso nel reparto di pediatria dell’ospedale di Bellinzona (per informazioni: info@associazione-alessia.ch).
Uno dei puzzle più grandi al mondo è stato assemblato nella piazza di Ravensburg (Germania), per il 125° compleanno della Ravensburger, nel 2008. Oltre quindicimila persone hanno incastrato 1.076.820 pezzi, occupando uno spazio di 600 metri quadri.
c.m.
20.02.2021