L'emergenza ha "rimescolato" la voglia di incontri
Il virus cambia il centro,
le piazze svuotate di vita
ANDREA BERTAGNI, MAURO SPIGNESI E ANDREA STERN
Piazze trasformate. A volte deserte. Altre anomale. Colpa del coronavirus, ovviamente. E delle misure di prevenzione. Che hanno rimescolato la voglia di stare assieme. È raro vedere piazza Grande a Giubiasco brulicare di gente. Ma in questo periodo i rintocchi del campanile della chiesa riescono a coprire per un attimo il rumore del traffico delle auto. Due anziani discutono su una panchina. Tutti gli altri riempiono i tavolini dei caffè. Le sculture piazzate sui prati e sotto gli alberi sembrano essere ancora più sole di fronte a tutto questo vuoto che non è colmato neppure dai due bambini che si arrampicano sullo scivolo del parco giochi.
A Bellinzona è di scena il mercato del sabato e piazza Collegiata è più animata del solito. La gente preferisce comunque il sole che scalda i tavolini dei bar. Tra le bancarelle, gli sguardi sembrano concentrarsi più sui passanti che sulla merce. A Bellinzona è normale. Perché il mercato è soprattutto un’occasione per incontrare amici e conoscenti. Ma questa volta sembra che le attenzioni siano più sulle mascherine e sul rispetto della distanza.
Riempire Piazza Grande a Locarno è una missione che solo il festival del film riesce a raggiungere. Ma in questi giorni i turisti sembrano preferire crogiolarsi al sole dei bar piuttosto che passeggiare. Nessuno si ferma sui ciotoli a conversare. Qualcuno preferisce inforcare la bicicletta. Le camminate sono limitate all’essenziale. Soprattutto dalle famiglie con passeggini e bimbi al seguito. Che non corrono. Ma seguono ubbidienti i genitori.
A Ponte Tresa regna una calma anomala. Ai pochi avventori dei bar che si gustano un caffè sotto il sole novembrino è stato tolto il principale spettacolo del sabato. Niente più signore che tirano a fatica il carrello della spesa, niente più automobili che suonano il clacson ritenendo di poter così velocizzare la loro uscita dalla ressa. Le restrizioni alla frontiera con l’Italia hanno ridotto il movimento a qualche sparuto frontaliere. In piazza qualcuno rimpiange quel viavai che permetteva a Ponte Tresa di respirare aria da grande città. Qualcun altro invece fa notare che è pur sempre meglio respirare aria pulita.
Come quella che si respira sulla grande piazza di Melide. Apparentemente lontano dagli assi di traffico, qui regna il silenzio. Pochi abitanti del posto discutono davanti a un bar. Nessuno li disturba. Soprattutto non i bambini che solitamente affollano il vicino parco giochi. Il Comune l’ha chiuso, sigillato. Un gruppuscolo di ragazzi si ritrova poco distante. Gli altri evidentemente hanno optato per altri lidi. Ancora accessibili.
Come Piazza della Riforma a Lugano. Qui coppie, famiglie e singoli si intrecciano facendo sempre attenzione a non avvicinarsi troppo. C’è tanta gente, ma pochi assembramenti. Se non fosse per le mascherine, sembrerebbe un bagno di normalità. Non è normale invece lo scenario, un deserto cittadino, a piazza del Ponte a Mendrisio. Vederla vuota fa impressione, soprattutto se si ricorda come luogo di aggregazione, luogo simbolo, attraversato da manifestazioni religiose come la processione della Settimana Santa, o spazio che ospita i mercatini e contiene centinaia di persone quando si celebrano "Cantine aperte".
Non cambiano le immagini a Chiasso, nella sua piazza Indipendenza, "affollata" solo da operai e da un chiosco di "street food". Qui la gente passa veloce con la mascherina d’ordinanza per recarsi in banca o negli uffici postali, l’atmosfera fa provare tristezza. Per anni è stato il luogo simbolo di manifestazioni e rassegne che hanno caratterizzato le stagioni della cittadina di confine. Oggi, invece, soltanto desolazione.
21.11.2020