In Bielorussia la popolazione protesta da maggio
Sfida alle milizie violente
del regime di Lukashenko
FILIPPO ROSSI DA MINSK
La Bielorussia è in subbuglio. La popolazione protesta ormai da mesi e la tensione è salita dopo la contestata rielezione del presidente Aljaksadr Lukashenko il 9 agosto - con più dell’80% dei consensi - e la brutale repressione delle manifestazioni pacifiche. Il governo, dall’inizio delle rivolte, scoppiate già prima delle elezioni, ha bloccato ogni tentativo di riunione con la forza, arrestando e picchiando i manifestanti e provocando anche morti. Le testimonianze di chi è stato portato nelle due prigioni di Akrestina e Zhodina, divenute famose per le violenze commesse al loro interno, dimostrano come i servizi speciali - l’ha detto anche l’Onu - abbiano usato torture e metodi disumani per punire anche innocenti. Questa reazione spropositata ha spronato molti ad affiancare i manifestanti.
Oggi l’opposizione si organizza attraverso l’applicazione criptata Telegram, dove ci si scambiano video, foto, informazioni e si pianificano gli incontri. I media indipendenti, illegali nel Paese, hanno un loro canale sull’App. Alcuni gruppi hanno raggiunto i 2 milioni di utenti, diventando fra i più grandi al mondo. "Puoi essere sbattuto in galera per 5 o 10 anni solo per avere una foto su telegram con i manifestanti", commenta Olga, 34 anni.
Durante la settimana, la capitale Minsk vive tranquillamente. Non sembra succedere nulla di strano. Ma Telegram continua a vibrare. In molte zone della città, gli Amon, le forze speciali con passamontagna neri, e i Tihushniki, la polizia in borghese anch’essa incappucciata, intervengono per sedare tentativi di proteste. Attaccano all’improvviso scendendo dai loro furgoni blu o verdi, riconoscibili perché senza targa. Si "fiondano" sui manifestanti. Donne o uomini, non fa differenza. Li portano via con la forza. Molti ragazzi, prima di essere rinchiusi sul furgone, sono picchiati.
Alti e piazzati, con il loro viso coperto, incutono timore. Sono le forze più temute. Secondo alcuni sono pagati fra i 5 e gli 8mila euro (in un Paese dove il salario medio si aggira intorno ai 300). Altri dicono che sono manipolati e drogati. Sono la milizia ancora fedele al presidente Lukashenko che oggi, secondo alcune fonti, possiede ancora fra il 10 e il 20 per cento dei consensi. Quando si avvicinano bisogna fuggire. Spesso, intorno, la gente seduta fuori nei caffè osserva tranquillamente, facendo segni di sostegno, come la "V" con l’indice e il medio, in segno di pace e vittoria, mentre le macchine suonano il clacson.
Durante le proteste, intere famiglie, donne, uomini, anziani sfilano nei cortei. Cantano cori, sventolano la bandiera bianca e rossa e ascoltano la musica simbolo della rivoluzione, Khochu Peremen ("aspettiamo cambiamenti" in russo), cantata da Viktor Tsoi nel 1987. Una canzone ricca di significato allora come oggi. Le donne impugnano una rosa rossa, in sostegno alle leader dell’opposizione in esilio o in prigione ma anche come simbolo di pace. Durante le proteste fanno catene umane per proteggersi dalle aggressioni. Ma i poliziotti disperdono la folla e arrestano decine di persone che vengono stipate in camion militari verdi chiamati "Avtozag". Molti sono i raduni anche nei quartieri della città, dove ogni sera le persone si incontrano per cantare, parlare e passare un momento conviviale. "Questa protesta ci ha uniti come non mai - commenta Aleksej, 38 anni -, vogliamo un cambiamento e lo vogliamo attraverso nuove elezioni democratiche. Combattiamo pacificamente".
Per sostenere l’opposizione, alcuni hackers hanno attaccato i sistemi governativi e, secondo alcune fonti, le forze armate cominciano a vacillare. Non si sa bene se alla lunga volteranno le spalle al presidente o meno.
Tuttavia, mercoledì 23 settembre il presidente Lukashenko ha anticipato l’inaugurazione presidenziale (era prevista per l’inizio di ottobre), segretamente. La folla è scesa in strada bloccando le arterie della capitale per non permettere alla polizia di muoversi facilmente. Decine di poliziotti hanno distrutto molte auto. Molti i picchiati e arrestati. "Si cominciano a sentire le tensioni", commenta Tom, 36 anni. Per ora, il governo Lukashenko resiste. L’Unione europea non è ancora intervenuta se non con dichiarazioni e Putin ha rincuorato il "padre della nazione" con soldi e rinnovando il suo sostegno. Marciare pacificamente sembra essere ormai una regola con la speranza che la violenza non aumenti.
10.10.2020