I film raccontano la vita della mente fra traumi e fobie
Al cinema trame e attori
si trasformano in terapisti
ROSELINA SALEMI
Un giorno di pioggia a New York, di Woody Allen, può farci considerare con occhio critico i social media? New York, che consuma velocemente amicizie, incontri e amori, è quasi una metafora della Rete… Judy, biopic su Judy Garland, ex bambina prodigio, star hollywoodiana distrutta dall’alcol e dalla droga, può spiegarci il rapporto tra talento, successo e fragilità? Magari, opera prima di Ginevra Elkann, potrebbe farci capire meglio le nostalgie dei figli di separati? Certo, a patto di avere accanto qualcuno che sappia interpretarli. In questi tempi di soggiorno obbligato in casa, di ore passate a vedere qualsiasi cosa su varie piattaforme, perché non usare i consigli di chi ha studiato il tema per ottenere qualche vantaggio?
Vittorio Lingiardi, psicoanalista e professore di psicologia dinamica, apre le sue lezioni con un film. I suoi appunti sono ora raccolti nel libro Al cinema con lo psicoanalista (Raffaello Cortina). Ferdinando Galassi, che ha scritto con Francesco Pratesi il saggio Le prescrizioni cinematografiche, spiega: "Osservando, ad esempio, un innamorato che si dispera in maniera esagerata, non solo cogliamo gli aspetti legati alla sua sofferenza, ma possiamo vederne anche altri, forse ridicoli. Se ci stiamo comportando come lui, ci rivediamo allo specchio. Grazie al film, saremo in grado di ridimensionare i nostri atteggiamenti".
Non mancano i manuali di "psicoterapia immaginativa": il filone è ricchissimo. Gli inglesi applicano dal 1996 una cinematerapia di sollievo negli ospedali. In America, Gary Salomon è stato tra i primi a studiare come i film raccontino la vita della mente (i traumi, l’oblio, le fobie) e a cercare analogie tra i meccanismi della psicoanalisi e del cinema. È stato anche il primo in assoluto a usare Alien come terapia, chiedendo ai suoi pazienti: "Chi è il tuo Alien? Forse hai un problema di lavoro, o la tua coppia è in crisi, soffri di insonnia, hai mal di stomaco ma il tuo medico dice che non hai niente. Forse devi affrontare il tuo Alien". Sempre in America, la serie dell’Ispettore Callaghan, con un giovane Clint Eastwood, è usata spesso per aiutare chi soffre di ansia cronica. "Le persone preferiscono parlare di argomenti messi in scena dagli attori, piuttosto che confrontarsi con certi aspetti della propria vita", sostiene Fuat Ulus, psichiatra, autore di Movie Therapy, Moving Therapy.
Di cinematerapia non ne esiste una soltanto, come è possibile scoprire su www.cinematherapy.com, fondato da Birgit Wolz. La "popcorn" suggerisce di lasciarsi andare alle emozioni più profonde. Quella "evocativa" aiuta a imparare qualcosa di se stessi (Big Fish, di Tim Burton è utilissimo per rielaborare il rapporto padre-figlio). Quella "catartica" stimola risate e lacrime. Durante la visione, gli esperti consigliano di sedersi comodi e annotare ciò che piace o non piace, con particolare riferimento ai personaggi in cui ci si identifica.
Ma esiste una terapia in cui addirittura si diventa registi, scrivendo una sceneggiatura della propria vita (consigliata in casi di depressione). Paure infantili? Il re leone. Divorzio conflittuale? Kramer contro Kramer, è un classico. Difficoltà a superare il passato? Mystic River. Problemi di coppia? Lezioni di Tango. Fobie e ossessioni? Qualcosa è cambiato. Magari qualcosa cambia davvero.
06.02.2021