Le agenzie di viaggio a favore del lasciapassare europeo
"Il pass turistico va bene
per il rilancio del settore"
ANDREA STERN
Favorire documenti, carta d’imbarco e pass Covid. L’estate prossima per viaggiare servirà un nuovo certificato. Un lasciapassare che consenta alle persone vaccinate, guarite dal Covid o risultate negative al tampone di muoversi liberamente in tutta Europa. Un certificato di vaccinazione, volontario e individuale, su carta o digitale, e rispettoso della privacy visto che in Svizzera non esiste alcun archivio centralizzato. La Confederazione lavorerà in sintonia con l’Unione europea. Perché "si vuole un sistema uniforme, riconosciuto a livello internazionale e che non può essere falsificato", ha detto Anne Lévy, direttrice dell’Ufficio federale della sanità pubblica. Il documento dovrebbe essere pronto entro l’estate. E sarà importante perché oggi non è facile districarsi nella matassa di restrizioni Covid nazionali o regionali. "Finora gli Stati hanno affrontato la pandemia - osserva Fabio Capone, responsabile della filiale Kuoni di Locarno - guardando ognuno al proprio orticello. Non c’è stata una visione comune. Ma per viaggiare bisogna mettersi d’accordo".
Il pass Covid dovrebbe, almeno nelle intenzioni della Commissione europea e di Berna, mettere d’accordo tutti i Paesi. "Il concetto è lodevole - afferma Maura Moccetti della Ulisse Viaggi di Lugano - ma bisogna vedere se sarà realizzabile. Capisco se un’iniziativa del genere fosse stata presa da Israele, dove la maggior parte della popolazione è ormai vaccinata. Ma in Europa, con tutti i ritardi che abbiamo, mi sembra un’assurdità". In effetti la messa in pratica del concetto rischia di non essere così facile. "Io ad esempio - prosegue Moccetti - faccio parte della categoria di età tra i 16 e i 65 anni. Mi dicono che il mio turno per la vaccinazione arriverà in luglio, forse agosto. Rischia di essere tardi per le vacanze estive".
Resterà sempre l’alternativa del tampone. "Certo - nota Moccetti -, ma i test hanno una validità limitata a 48 o 72 ore. A ogni spostamento andrebbero rifatti".
Lo sanno bene i turisti, che per ora stanno alla finestra o guardano oltre l’estate. "Stiamo facendo parecchie prenotazioni per settembre - spiega Moccetti -. Oggi mi è capitato un temerario che ha prenotato delle vacanze in giugno. Ma la maggiorparte della gente aspetta di capire se e come si potrà viaggiare".
In questo senso il pass Covid potrebbe fungere da trampolino di lancio per la stagione estiva. "Non appena si trova un po’ di stabilità - riprende Capone - la voglia di viaggiare emerge in tutta la sua prepotenza. Si è visto negli scorsi giorni cosa è successo con Spagna e Portogallo. Subito dopo che la Svizzera li ha tolti dall’elenco dei Paesi a rischio c’è stato un boom di prenotazioni".
Il pass Covid potrebbe scatenare ulteriore euforia. "Tanti clienti - nota Capone - non hanno paura del virus ma della quarantena. Vogliono essere sicuri che le regole non cambieranno a metà soggiorno. Il pass Covid darebbe loro delle certezze. Sebbene possano rimanere delle criticità, a partire dalla questione etica".
Perché, come detto, chi non intende vaccinarsi contro il Covid rischia di doversi sottoporre a tamponi su tamponi. "Ma se si vuole viaggiare - nota Lorena Fraschini, titolare di Idea Viaggi a Mendrisio - è normale che si debba sottostare a delle regole. Già oggi chi vuole andare in certi paesi africani, ad esempio, deve fare la vaccinazione contro la febbre gialla". Un piccolo sacrificio in cambio della libertà di viaggiare. "Penso che almeno per questa estate - aggiunge Fraschini - il pass Covid sia l’unica soluzione percorribile. Avrebbe almeno il pregio di garantire una certa armonizzazione".
Non sarà in ogni caso un "liberi tutti". Anche chi avrà il pass dovrà rispettare le restrizioni dei singoli Paesi. Questo strumento sarà un aiuto ma forse non la soluzione.
a.s.
27.03.2021